“<<Volevo dire –disse Alice- che uno
non può fare a meno di
crescere>>”.
Alice nel Paese
delle Meraviglie, L. Carroll
Allora
capisco di avere paura della felicità. Di essere fortunata perché la vita mi ha
dato tanto, le sono grata e vorrei ricompensarla, darle valore, santificarla nei gesti e nei pensieri,
esserle degna.
Così, come
vorrei dire grazie a tutte le persone che mi amano, che ogni giorno ci sono per
me, che asciugano le mie lacrime e soffrono con me e godono delle mie gioie e
dei miei stupori. Persone che amo e che significano tanto per me, che mi sono
state vicino e che in un modo o in un altro, chi più chi meno, chi per un
attimo e chi per sempre ma comunque tutte in maniera indelebile, hanno segnato
la mia vita portandosi dietro un pezzetto del mio cuore, persone che ho avuto
il privilegio di incontrare nel mio cammino e che hanno determinato la mia
storia, scrivendo chi un capitolo, chi una pagina, chi un semplice rigo o
addirittura uno scarabocchio dispettoso pieno di sbavature e macchie di
inchiostro, ma tutte persone che porto nel cuore come un ricordo, un bene, un
dono anzi il dono più prezioso,
perché senza di queste forse sarei stata
solo la brutta copia di me, senza non sarei quella che sono, senza, la vita non sarebbe stata così, per me, intensamente e profondamente, vita.
Come chi è me
più di me stessa, perchè un filo rosso lega le nostre anime.
E poi…Penso
a chi c’è e chi non c’è più, penso a chi è vicino anche se non qui. Alla mia
famiglia, a mia sorella, a quanto vorrei che mi stritolasse tra le braccia mentre
mi dice adorabile e insopportabile come sa sempre solo lei <<mammoccia!>>
ed alla vita che mi porta quando è con me e a quella che lascia dietro quando
non c’è, penso al “disordine” che mette nel mio cuore e poi subito “scappa” via,
penso al vuoto che lascia dietro di sé, a quanto mi manca quando i silenzi
parlano intanto che i minuti scorrono, e sono sempre le lancette dell’orologio
che ne scandiscono i battiti.
Penso che
non si finisce mai di crescere, e che, anche se è inevitabile andare avanti,
penso che forse non sono mai cresciuta e che sarò sempre un po’ bambina.
E che cerco
nel vento ingenui stupori e dolci ristori. Approdi silenziosi ma che comunque
parlano di me, sono conforto e attesa.
Non è facile, e spesso i momenti tristi prendono il
sopravvento. Ma forse dobbiamo solo avere più fiducia, nella vita, nel futuro,
e soprattutto (che detto da me che sono la “sfiducia personificata” non è poco)
in noi stessi. Forse dovremmo (o almeno io, dovrei) solo imparare a vivere il
presente in armonia con noi stessi e con il mondo, con quella maturità e “seriosa
spensieratezza” che dovrebbe contraddistinguere la vita di ognuno, imparando
dai bambini come dagli anziani, da se stessi come dagli altri che ci
accompagnano nel nostro cammino.
D’Altronde, la musica migliore nasce dai tasti bianchi, come dai neri.
Sta’ a noi scriverne la melodia, scandire le note che dettano la magia di
quello che siamo.
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